Sono passati alcuni giorni dalla conferenza Google I/O 2015 ma l’eco degli annunci non sembra volersi affievolire. Non è un caso: in quelle ore abbiamo assistito a un passo decisivo verso il futuro del colosso di Mountain View; tanto che gli analisti si sono subito affrettati a ribattezzare l’evento ‘una pietra miliare nella storia di Google’.
A cosa è dovuto tanto entusiasmo? Google ha presentato una serie di novità che puntano a trasformarla da leader dei motori di ricerca a riferimento primario per tutte le attività della nostra vita quotidiana. Da Android M ad Android Pay, dall’Internet of Things a Now on Tap, passando per la realtà virtuale, ecco tutto quel che c’è da sapere su I/O 2015.
Nel corso degli anni, questo meeting annuale di Google è diventato molto più di un semplice appuntamento per sviluppatori. Certo, gli aggiornamenti tecnologici sono ancora il cuore della conferenza ma ogni singolo annuncio rappresenta anche un guanto di sfida alla concorrenza. E non c’è dubbio che Apple e Microsoft abbiano assistito con grande interesse alla presentazione di prodotti, progetti e idee.
In meno di sei mesi, infatti, la grande G è riuscita a imporsi come assoluta protagonista del mercato nel 2015: il Google I/O arriva a poche settimane dal lancio dell’algoritmo mobile friendly, che ha rivoluzionato il meccanismo del motore di ricerca, di fatto condizionando la strategia di mobile customer experience delle aziende.
Smaltito l’entusiasmo - per alcuni la rabbia - del giorno dopo, analizziamo allora come evolve Google dopo la conferenza I/O 2015. News, indiscrezioni e rivelazioni inattese: ecco come potrebbe cambiare, nel prossimo futuro, il modo in cui facciamo ricerche online, utilizziamo device mobile e comunichiamo con oggetti intelligenti.
ANDROID M
Non possiamo non iniziare da Android M, nuova versione dell’OS nato per seguire l’idea di un sistema operativo aperto per smartphone, in diretta contrapposizione con la politica rigida e autarchica di iOS. Scommessa vinta: in meno di dieci anni, Android ha conquistato il mondo. Lo dicono le cifre: 8 smartphone su 10 venduti nel 2014 montavano Android, una percentuale che difficilmente subirà un calo nei prossimi anni.
Per quanto riguarda le novità, il punto forte della conferenza è stato senza dubbio Google Now On Tap, versione riveduta e corretta di Google Now, ideata per agire attraverso un approccio contestuale. In parole povere, il servizio - integrato nel sistema operativo - sarà in grado di fornire informazioni all’utente sulla base delle attività che questi sta svolgendo in ogni istante attraverso le altre app installate. Una sorta di assistente invisibile che velocizza le operazioni da mobile.
Android, però, oggi non significa più solo smartphone e tablet. Il suo successo ha consentito agli sviluppatori di ampliare il raggio d’azione del sistema operativo. Lo smartwatch è solo il primo esempio di come potrà evolvere Android: nei prossimi mesi arriveranno sul mercato 7 nuovi modelli di Android Wear, accompagnati da oltre 4 mila app, inclusi Shazam e un location tracker per le auto Ford.
Non è un caso che si parli tanto di Internet e automobili. Quello dell’automotive è senza dubbio uno dei settori su cui Google sta concentrando sforzi e investimenti per diffondere ulteriormente Android. L’auto intelligente presto diventerà ancora più intelligente, e sono già oltre 35 i brand della filiera che hanno puntato su Android Auto (General Motors, Volkswagen e Mitsubishi, per citare gli ultimi). Lo scopo connettere e connettersi con i clienti ovunque essi si trovino, anche quando sono in movimento.
Anche il settore dell’intrattenimento ha goduto della sua dose di novità all’I/O 2015, grazie alla diffusione capillare - con nuove feature esclusive - dell’Android TV, che annovera già brand del calibro di Sony, Philips e Sharp. Anche i singoli broadcaster non sono stati a guardare, con la HBO a guidare la riscossa, portando HBO Now su Play Store per offrire i suoi contenuti (qualcuno ha detto Game of Thrones?) anche su mobile.
Chiudiamo la carrellata su Android M con due succose novità per gli sviluppatori:
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‘App permissions’ - che offrirà all’utente la possibilità di scegliere in modo più consapevole e razionale quali informazioni condividere con ogni applicazione installata. Una sceltà che non sarà mai definitiva ma sempre revocabile.
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‘App links’ - che offrirà agli sviluppatori la possibilità di collegare app diverse con un passaggio automatico e senza interruzioni. L’occasione per costruire - finalmente - una app experience davvero nativa e senza soluzione di continuità.
ANDROID PAY
Google ha già più volte provato a inserirsi nella corsa che deciderà il futuro dei pagamenti. Google Wallet, a conti fatti, non ha ottenuto il successo che tutti si aspettavano, ed è arrivato il momento di cambiare strada. Come? Seguendo le orme di Apple Pay che, almeno negli Stati Uniti, sta già riscrivendo le regole del settore bancario e finanziario.
Il business - che vale miliardi di dollari - è ancora giovane ed era impensabile che Google non rispondesse presente: Android Pay è il nome del nuovo servizio, che promette di creare un sistema di pagamenti mobile davvero semplice, sicuro e conveniente. Anche in questo caso è stato implementato un protocollo ‘one touch’ che garantisca la sicurezza della transazione.
Per realizzare il progetto e far sì che Android Pay diventi al più presto lo standard tecnologico, Google ha già stretto accordi sia con le istituzioni finanziarie - American Express, Discover, Visa e MasterCard - sia con i più importanti player delle telecomunicazioni - AT&T, Verizon e T-Mobile - perché il servizio sia integrato nei loro smartphone.
Per rispondere ai dubbi tecnici, Google assicura che Pay funzionerà senza problemi su tutti i telefoni che hanno un chip NFC e montano almeno KitKat. E per quanto riguarda la sicurezza delle informazioni? Anche Android adotterà il riconoscimento delle impronte digitali come lucchetto per proteggere i propri dati e autorizzare di volta in volta i pagamenti. Contanti e carte di credito hanno davvero i giorni contati?
INTERNET OF THINGS
Le nuove frontiere della customer experience hanno avuto un ruolo importante nel corso della conferenza, e lo dimostrano gli annunci che riguardano realtà virtuale e Internet of Things (o Internet delle Cose, che dir si voglia). Nel primo caso è stato presentata Jump, una nuova piattaforma - connessa con YouTube e il sistema Cardboard VR - che punta a trasformare un ‘divertissement’ in un business vero e proprio.
Nel caso dell’IoT, invece, Google ha finalmente dato un senso all’acquisizione di Nest, annunciando Project Brillo, primo passo decisivo in un mercato davvero promettente. Di cosa si tratta? Possiamo definirlo come un nuovo sistema operativo il cui scopo è connettere tutti i dispositivi che rientrano nel novero dell’Internet of Things. Derivato da Android e realizzato per offrire una soluzione a basso consumo basata su wireless, risulterà scalabile su ogni tipo di device Android.
Brillo non arriverà sul mercato da solo: ad accompagnarlo ci sarà anche Weave, un nuovo linguaggio multi-piattaforma che servirà da ponte tra il sistema operativo, i dispositivi e la cloud. Una struttura che aspira a diventare il prossimo standard comune per tutto ciò che riguarda il mondo IoT.
Il processo evolutivo di Android è piuttosto chiaro, così come lo è l’attrito - commerciale e non - che continuerà a contrapporre Google e Apple: un rapporto iniziato come collaborazione tecnologica, presto evoluto in una battaglia di sistemi operativi e ora diventato una vera e propria guerra tra due modelli di business e modi di pensare la customer experience diametralmente opposti.
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