Tutti attendevamo la conferenza Google I/O 2016 con il fiato sospeso. Era evidente che sarebbe arrivato qualche annuncio importante ma probabilmente nessuno si aspettava qualcosa di così grosso. A giochi fatti, non sono pochi a considerare questa edizione tra le migliori di sempre, lì in alto con lo storico intervento di Larry Page nel 2013.

Daydream, Home, Allo, Duo, Instant Apps: come previsto, in questa edizione il gigante di Mountain View ha confermato la sua visione di una interazione più organica con la tecnologia mobile. Tanto che possiamo dire definitivamente addio all'idea di Google come motore di ricerca.

Se ci seguite da un po’ di tempo, avrete ormai familiarizzato con Think With Google, centro nevralgico dove l'azienda raccoglie tutte le ricerche relative all’innovazione che coinvolge tecnologia, società e customer experience. Anno dopo anno, le intuizioni originate da questo hub hanno finito per modificare profondamente l'approccio di business di Google.

Come esempio del legame indissolubile tra marketing e tecnologia, prendiamo l'emergere dei cosiddetti Micro Momenti. Lo smartphone ha completamente cambiato il modo in cui comunichiamo e cerchiamo informazioni. Le nostre ricerche avvengono sempre meno attraverso sessioni molto lunghe e continue, un approccio tipico dei desktop computer.

Oggi, circa il 60 per cento delle ricerche su Google arriva da dispositivi mobile. Con lo smartphone costantemente accanto a noi, siamo sempre connessi. Viviamo online, non andiamo semplicemente online. Questo cambiamento ha portato a una evoluzione importante nel modo in cui cerchiamo informazioni.

Le sessioni giornaliere prevedibili sono state sostituite da una moltitudine di interazioni frammentate che ormai si verificano istantaneamente. Viviamo centinaia di questi momenti ogni giorno - controllare il meteo, inviare un messaggio, scambiare media in chat con gli amici, aggiornare lo status sui social media.

Ci affidiamo ai nostri device mobile nel momento esatto in cui ne abbiamo bisogno: Questi sono i Micro Momenti, che rivoluzionano il comportamento dei clienti. In quanto business, è tuo dovere riconoscere questa evoluzione e imparare a coinvolgere e monetizzare i clienti in questo nuovo ecosistema.

L’algoritmo mobile-friendly, sviluppato nel 2015 da Google per il suo motore di ricerca, era già il segnale di una mutazione in atto. Se si osservano con attenzione gli annunci del Google I/O 2016 è possibile riconoscere tracce ancora più evidenti di questa trasformazione.

Alla conferenza di quest'anno abbiamo visto aleggiare un bel po’ di numeri che riguardano l'ecosistema sempre crescente di Big G. Numeri che aiutano a capire dove Google si sta dirigendo. In questi mesi abbiamo raggiunto:

  • 1 miliardo di utenti mensili attivi da cellulare su Chrome;
  • 25 milioni di Chromecast venduti;
  • 200 milioni di utenti mensili attivi su Google Foto;
  • 600 nuovi smartphone Android lanciati solo quest'anno;
  • 65 miliardi di applicazioni scaricate da Google Play Store;
  • 50 milioni di applicazioni per Cardboard scaricate.

Questi numeri raccontano una storia che coinvolge la tecnologia, le imprese e i comportamenti delle persone. Questo è il motivo per cui Google I/O, nata e cresciuta come conferenza per gli sviluppatori, ha ufficialmente aperto le porte a un pubblico più vasto, con gli annunci mainstream al centro della scena.

Durante l'edizione 2015 abbiamo assistito all'arrivo di Android M, Google Now On Tap, Jump e Project Brillo. Che dire di questa edizione? Nel caso in cui vi siate persi il keynote, ecco un riassunto degli annunci più importanti. Vi invitiamo ad appuntarli perché ne sentirete parlare spesso in futuro.

ANDROID N

Dopo M arriva N. La prossima versione del sistema operativo mobile di Google è quasi finito e, per il momento, è stato soprannominato N. Alcune caratteristiche erano state già annunciate nei mesi scorsi, altre arrivano come novità più che gradita:

Gli aggiornamenti software avverranno in automatico in background, senza necessità di intervento dell’utente; è previsto un menù di notifiche drop-down con possibilità di risposta in-line; presentato 3D Vulcan per migliorare la grafica dei giochi (e non solo); si punta a una maggiore sicurezza tramite crittografia; infine, ma non per importanza, sarà implementata una soluzione integrata per il multi-tasking, per eseguire più applicazioni a schermo diviso.

DAYDREAM

Google sta scommettendo con decisione sulla realtà virtuale, rilanciando la puntata dello scorso anno (il progetto Jump) con Daydream, una piattaforma che fisserà gli standard per tutto ciò che riguarda il mondo VR in Android.

Le prime manifestazioni di questo rinnovato entusiasmo arriveranno nella forma di un hardware per smartphone di fascia alta e una modalità di realtà virtuale per le prossime versioni di Android. Ben presto, però, vedremo sul mercato headset e altri tool prodotti da Google con partner diversi per una integrazione a 360 gradi.

GOOGLE ASSISTANT

Android ha già un assistente personale, conosciuto con il nome di Google Now. Google Assistant è la diretta evoluzione di quel concetto, una interfaccia vocale alimentata da una intelligenza artificiale in grado di capire meglio quello che stai dicendo e (sempre più) il contesto in cui lo dici.

Google Assistant, progettato per essere contestuale e task-based, sarà attivabile attraverso messaggi vocali o di testo, e completamente integrato negli smartphone del futuro e negli altri dispositivi dell’ecosistema Google.

HOME

Amazon sta raccogliendo i favori di critica e pubblico con il progetto Echo. Poteva Google non prendere parte alla stessa corsa verso il futuro della casa intelligente? Ecco da dove arriva il progetto Home, un bell’oggetto di design che assomiglia a Echo perché è - in questo momento, almeno - esattamente come Echo.

Si tratta, in poche parole, di un hardware con un assistente vocale incorporato (vedi Google Assistant) e arricchito da prodotti di terze parti per la musica, le notizie, e praticamente tutto ciò che passa dal chiamare un taxi al prenotare il tuo tavolo al ristorante.

ALLO

Allo è la prima delle due applicazioni mobile annunciate da Google quest’anno. A prima vista, può sembrare nient'altro che l'ennesimo tentativo di detronizzare WhatsApp. Lo è infatti, ma a ben vedere Allo è anche qualcosa di più.

Dietro una bella interfaccia e adesivi perfetti per le nuove generazioni di utenti troviamo un audace esperimento di intelligenza artificiale e analisi predittiva. L'applicazione nasce, infatti, per imparare dall’utilizzo e cercare di prevedere le risposte, offrendo suggerimenti attivabili con un click. Interessante, vero?

DUO

Se pensi che Allo sia un progetto oscuro, aspetta di conoscere Duo, che possiamo battezzare come la cosa più misteriosa presentata da Google all’I/O 2016. Duo è, essenzialmente, una app per video chiamate. Non c’era già Hangout per questo?

Beh, in realtà sotto la superficie c'è qualcosa di più: Quando riceve una chiamata, l’utente può ottenere una anteprima di ciò che sta accadendo dall'altra parte, in una piccola finestra. Sta a voi decidere se questa funzione sia sufficiente per giustificare una nuova applicazione.

INSTANT APPS

Non c'è dubbio che il momento clou della conferenza sia stato l'annuncio di Android Instant Apps. L’idea arriva da una considerazione: Il numero di applicazioni disponibili nel Play Store di Google ha raggiunto di recente quota 2 milioni. Come creare una customer experience di qualità senza costringere i clienti a scaricare una app per ogni singola attività da svolgere?

La risposta arriva da Instant Apps, che consente al sistema di caricare solo una parte di app, i componenti necessari per un bisogno specifico in un determinato momento. Non si scarica l’intera app ma solo le parti che rispondono alla richiesta; poi, una volta completata l’operazione, si chiede all’utente se desidera installare la versione integrale. Se aggiungiamo l’integrazione con Android Pay, Instant Apps potrebbe riscrivere il futuro dell'esperienza nel settore retail.

ANDROID WEAR 2.0

Il lancio di Android 2.0 Wear è la prova che Android sta rapidamente evolvendo verso qualcosa di più completo di un semplice sistema operativo per smartphone. Il nuovo Android per smartwatch non è solo più facile e più bello, ma anche più intelligente.

Le possibilità, anche in questo caso, sono molte e quasi tutte ancora ‘in nuce’. L’utente potrà utilizzare smart reply per la messaggistica, e collegare le app in Google Fit per monitorare l’attività fisica senza doversi portare dietro uno smartphone. In effetti, la nuova versione di Wear 2.0, che vedrà la luce il prossimo autunno, segna la definitiva liberazione dell’orologio dal telefono.

Quale degli annunci arrivati dal palco del Google I/O 2016 ha attirato la vostra attenzione?

 

Scarica The Mobile Engagement Playbook, una raccolta di insight e contenuti utili per affrontare al meglio la sfida della trasformazione digitale e far crescere il business in maniera esponenziale.