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È davvero vicino il giorno in cui indosseremo la tecnologia come un accessorio di moda? La tecnologia indossabile ha già mostrato di poter diventare qualcosa di molto più importante di un semplice gadget per impressionare colleghi e amici.

Mentre le aziende sono ancora piuttosto confuse sull’uso di questa tecnologia a fini di mobile marketing, appare evidente che smartwatch, smart glass e activity tracker stanno già modificando il customer journey. Partendo dal concetto di quantified self per cambiare la vita di milioni di persone.

Le statistiche mostrano per i wearable un tasso di adozione molto più elevato di quello dello smartphone delle origini. Per certi versi sorprendente, visto lo scetticismo che ha accompagnato l’Apple Watch e i primi modelli di Android Wear.

Stiamo parlando di cifre importanti: secondo l’International Data Corporation (IDC), nel 2015 saranno vendute 45.7 milioni di unità (il 133.4% in più rispetto al 2014). La previsione porta a oltre 126.1 milioni di pezzi venduti entro il 2019. E siamo solo agli albori di un settore tecnologico che potrebbe riservare grosse sorprese.

Al momento aprono la scia smartwatch e fitness tracker, che raccolgono circa l’80% dell’intero mercato della tecnologia da indossare. Ma questi due esempi rappresentano solo il livello ‘zero’ di un mercato pronto ad essere riscritto in ogni momento. I progetti in cantiere non si contano più; alcuni rimarranno solo bozze, altri potrebbero cambiare il mondo.

Quel che appare evidente, dall’analisi dello scenario, è che la nuova generazione di wearable riuscirà a risolvere quella criticità che ha minato la percezione dello smartwatch e dei suoi cugini: il prezzo considerato troppo elevato per una tecnologia di cui il cliente finale non riesce ancora a percepire l’effettiva utilità.

Pensate ai vari Google Glass, Oculus Rift, la prima versione di Apple Watch: straordinari esempi di innovazione, con un potenziale infinito, ma perché mai dovrei investirci i miei soldi? Solo un anno fa i numeri parlavano di un tasso di restituzione prossimo al 30% e di un tasso di abbandono dopo sei mesi ancora più elevato.

Qualcosa è già cambiato e, con i nuovi modelli in commercio, tutti iniziamo a intravedere il valore distintivo di questa tecnologia. Basta tornare alle recenti conferenze Apple WWDC e Google I/O per capire quanto i due colossi puntino sull’evoluzione dell’orologio, dotato di un sistema operativo più potente e di un aspetto che strizza l’occhio alle tendenze fashion.

Come spesso accade, però, è ancora presente una certa discrepanza tra il comportamento dei clienti e l’atteggiamento delle aziende. Grazie al successo degli activity tracker, il concetto di wearable è ormai parte integrante della nostra vita, ed ha dato vita a due fenomeni specifici ma interconnessi:

  • Connected self: da quando Internet è uscito dalle quattro mura delle nostre abitazioni, i dispositivi mobile sono diventati una estensione del corpo, punto di riferimento quando abbiamo bisogno di informazioni in tempo reale.

  • Quantified self: da quando la nostra identità viene disseminata quotidianamente attraverso i canali digitali, dentro di noi sentiamo il bisogno di ricomporre questa esistenza, analizzando i dati che la tecnologia raccoglie battito dopo battito.

Fin qui le persone. Dall’altro lato della medaglia troviamo le aziende, alla disperata ricerca di modalità innovative per coinvolgere i clienti sempre connessi in un racconto di marca coerente, che ancora faticano concepire i wearable come strumento per migliorare la customer experience.

È come se percepissero che la tecnologia indossabile è perfetta in un’ottica di marketing per l’era del post-mobile mind shift, però non sapessero come utilizzarla in concreto (se non come referente per le azioni di proximity marketing). Mentre riflettono, il mondo va avanti a passo spedito.

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Quali sono, allora, le caratteristiche verso cui stanno muovendo la wearable technology del futuro?

  • Invisibile - i componenti dovranno essere sempre più piccoli e integrati con i tessuti.

  • Personalizzata - perché sia utile per i brand, dovrà consentire un approccio di marketing improntato alla personalizzazione.

  • Accurata - la raccolta e analisi dei dati diventerà sempre più precisa ed estensiva. Siamo nell’epoca dei big data, in fondo.

  • Efficiente - con l’aumento delle potenzialità tecnologiche, i produttori dovranno rivedere i wearable in ottica di risparmio energetico.

  • Rispettosa - la questione della privacy dei dati investirà inevitabilmente i wearable, e l’atteggiamento delle aziende decreterà il destino di questi prodotti.

  • Senziente - le capacità di adattarsi dovrà aumentare per essere sempre al passo con le necessità e i desideri di chi utilizza la tecnologia.

  • Inter-connessa - la logica dell’Internet of Things ci dice che tutti i device della famiglia dovranno comunicare, tra di loro e con gli altri dispositivi mobile.

  • Integrata - la tecnologia indossabile si inserisce all’interno di un flusso di innovazione che coinvolge anche Cloud e IoT. Con queste dovrà formare un ecosistema integrato e coerente.

Le ricerche indicano salute ed elettronica di consumo come aree privilegiate per la crescita del settore ma, grazie anche all’integrazione di nuovi sensori, i wearable si stanno imponendo anche nel fashion & luxury, nello sport e nell’industria bellica. Insomma, sta venendo meno il più grosso errore di interpretazione: ‘wearable’ non significa solo bracciale per chi va in palestra o fa fitness.

STILE INDOSSABILE

Secondo Gartner la produzione di indumenti intelligenti sarà la vera rivoluzione del settore, con una previsione di crescita da 0.1 milioni di unità vendute nel 2014 a 26 milioni nel 2016. Sono già numerosi gli stilisti - e le startup - che stanno cercando di capitalizzare il lato fashion della wearable technology: calzini intelligenti, complementi di moda con GPS, abiti che si adattano al clima, vestiti a energia solare, borse LED.

VITA INDOSSABILE

I wearable possono guidarci verso una vita migliore e più sostenibile? Non è un caso se gli investitori elargiscono fondi soprattutto ai progetti che riguardano il wellness e la salute (HealthKit, ad esempio). Il motivo è presto detto: questi settori rappresentano ad oggi l’impalcatura dell’intera industria e, in aggiunta, in molti Paesi la sanità si configura come un mercato aperto con milioni di dollari in ballo, pubblici e privati.

GIOCO INDOSSABILE

Molto presto persino il Wiimote ci sembrerà un relitto del passato. La nuova frontiera dei videogame si chiama ‘immersione totale’. Quando il joypad non è abbastanza per vivere il gioco in maniera immersiva, entrano in gioco oggetti futuristici come Samsung Gear VR  e Oculus Rift. La realtà virtuale è una grande opportunità: da un lato per portare il giocatore nel mondo virtuale (Microsoft Hololens), dall’altro per portare il virtuale nel mondo reale (Disney Playmation).

Sarà vera gloria? Solo il tempo potrà confermare le previsioni sul successo della tecnologia indossabile. Quel che è certo è che la mappa del customer journey, così come la conoscevamo, è ormai superata. Le aziende dovranno costruirla da zero, partendo proprio da gli occhi e dal corpo dei clienti.

 

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